Gestione delle segnalazioni antiriciclaggio effettuate dai professionisti

In base agli ultimi dati disponibili, relativi all’anno 2020, le segnalazioni di operazioni sospette effettuate dai professionisti (notai, avvocati e commercialisti) all’UIF sono pari a circa 3.650, di cui 3.330 riferite ai notai, 223 ai dottori commercialisti e solo 36 relative agli avvocati. Dalle prime proiezioni disponibili dell’anno 2021, il numero (e la distribuzione) delle segnalazioni non dovrebbe subire scostamenti significativi dall’anno precedente.

Segnalazioni antiriciclaggio da parte di avvocati e commercialisti

Una mera lettura di tali statistiche potrebbe indurre a ritenere che avvocati e commercialisti sono meno diligenti rispetto ai notai nell’assolvimento degli obblighi antiriciclaggio o sono più reticenti a comunicare all’UIF le operazioni sospette di cui vengono a conoscenza nell’esecuzione dei mandati loro conferiti. Si tratta di un approccio errato, e forse semplicistico, rispetto ad una materia complessa che è entrata, ormai, nella quotidianità degli studi professionali.

Le ragioni sono presto dette. La segnalazione dell’operazione sospetta rappresenta l’ultimo – eventuale – atto di una serie di adempimenti e procedure che un professionista è tenuto a seguire secondo la normativa antiriciclaggio. In primo, luogo, infatti, l’avvocato, così come il notaio e il commercialista, è tenuto a identificare il cliente e il relativo titolare effettivo in sede di conferimento dell’incarico.

Successivamente il professionista dovrà valutare la coerenza dell’operazione richiesta rispetto al profilo del cliente, avuto riguardo alla natura della prestazione richiesta, al profilo soggettivo del cliente e ai caratteri dell’operazione (entità, luogo di esecuzione, modalità di pagamento ecc.).

Antiriciclaggio: come organizzare lo studio legale

Ai fini dello svolgimento di tale attività è necessaria la predisposizione di presidi antiriciclaggio all’interno della struttura professionale del soggetto obbligato.

I collaboratori e dipendenti coinvolti nella preparazione di una pratica (si pensi alla raccolta dei dati di un nuovo cliente o della redazione della lettera di incarico) nonché nella gestione della stessa (ad esempio i praticanti o i colleghi incaricati di redigere la prima bozza del contratto oggetto della richiesta del cliente) devono essere adeguatamente e costantemente formati in materia di antiriciclaggio, al fine di segnalare prontamente al titolare dello studio o ai soci dello stesso eventuali indici di anomalia rinvenuti nell’espletamento dell’attività loro assegnata.

Operazioni sospette: cosa fare?

La diffusione di buone pratiche antiriciclaggio permette al titolare di essere a conoscenza dell’eventuale presenza di un’operazione che presenta indici di anomalia o sospetti. Tuttavia, la mera sussistenza di un indice di rischio o di un profilo di incoerenza non deve indurre il professionista ad effettuare, de plano, la segnalazione.

In caso di dubbi o profili di incoerenza, il soggetto obbligato dovrà richiedere chiarimenti o ulteriori documenti e informazioni al cliente e, dopo aver ricevuto (o non aver ricevuto) tali chiarimenti, dovrà valutare se procedere o meno all’invio della segnalazione. Spesso, anche a seguito del ricevimento delle delucidazioni richieste al cliente, il professionista può presentare ancora dei dubbi rispetto alla natura genuina, o meno, dell’operazione.

In tal caso è suggeribile che egli si confronti con il responsabile antiriciclaggio della struttura (se presente) o con un esperto della materia (ad esempio un legale specializzato nella normativa antiriciclaggio) al fine di condividere le incertezze e i profili di anomalia riscontrati.

È fondamentale che tali confronti, interni o con professionisti esterni, siano certificati da evidenze scritte, anche elementari (scambio di e-mail, minute di riunioni) sicché, in caso di verifiche antiriciclaggio da parte della Guardia della Finanza, il professionista sia in grado di dimostrare che si è posto il problema e, all’esito della sua valutazione, ha ritenuto l’operazione non suscettibile di segnalazione.

Operazioni sospette: quando scatta l’obbligo di segnalazione?

La ratio principale della normativa in questione, dal lato del soggetto obbligato, è quella di assegnare un grado di rischio dell’operazione e di portare all’attenzione dell’UIF solo le operazioni ad alto rischio e quella a rischio medio in cui i chiarimenti forniti dal cliente non sono stati sufficienti a chiarire i dubbi inizialmente riscontrati. Pertanto, è opportuno che la modulistica interna presenti una sezione finale dedicata all’attribuzione di un voto “antiriciclaggio” all’operazione e al cliente.

È altresì fondamentale che la gestione degli adempimenti antiriciclaggio abbia luogo secondo procedure che assicurino riservatezza e discrezione: occorre evitare, infatti, che il cliente venga a conoscenza del fatto che il professionista abbia segnalato la sua posizione all’UIF: la segnalazione delle operazioni sospette è un atto che non può essere comunicato al cliente, pena la commissione di un reato da parte del professionista.

Da ultimo, non per importanza, si segnala che la legge antiriciclaggio prevede specifici esimenti in merito all’obbligo di segnalazione, applicabili ai professionisti (in particolare avvocati) quando esaminano la posizione giuridica del cliente o in sede di espletamento dei compiti di difesa o di rappresentanza in un procedimento giudiziario (o in vista dell’avvio di un giudizio).

Antiriciclaggio: perché gli avvocati segnalano meno?

È giunta l’ora di tornare ai dati delle segnalazioni menzionati all’inizio dell’articolo, per un commento più “ragionato” degli stessi. Il fatto che gli avvocati segnalino meno non vuol dire che non siano dotati di procedure antiriciclaggio adeguate. Infatti, essi godono dell’esimente applicabile ai procedimenti giudiziali, che non si applica ai notai (né ai commercialisti, salvi i casi di rappresentanza in giudizio di quest’ultimi dinanzi le commissioni tributarie).

Inoltre, l’avvocato sceglie il suo cliente e, a differenza del notaio, non è obbligato a fornire la prestazione richiesta, secondo i dettami della legge notarile. Infine, sebbene i clienti del notaio siano tutte le parti dell’atto rogitato (ad esempio in una compravendita immobiliare il venditore e il compratore), solo uno dei contraenti è il soggetto che sceglie il professionista (di solito il compratore) in virtù del rapporto di fiducia o conoscenza o per altre ragioni, mentre l’altro contraente (il venditore) è di frequente ignoto al notaio prima dell’atto.

Il rapporto con l’avvocato, invece, ha carattere continuativo e si basa sulla necessaria fiducia con il cliente, sia per gli incarichi di natura giudiziale, sia per quelli di natura stragiudiziale. Pertanto, i numeri delle segnalazioni sono uno degli aspetti da tenere in considerazione per giudicare l’adempimento dei professionisti degli obblighi antiriciclaggio.

Dal lato dei professionisti ciò non vuol dire che si possa affrontare con leggerezza tali adempimenti, dato che la maggior parte dei colleghi (soprattutto avvocati e commercialisti) segnalano poche decine di operazioni all’anno in tutta Italia. Infatti, la Guardia di Finanza e il Ministero dell’Economia sono molto attivi nell’effettuazione di verifiche e controlli antiriciclaggio e le sanzioni previste in caso di insufficienza dei presidi o in caso di (ingiustificate) omesse segnalazioni possono raggiungere cifre considerevoli, per un professionista persona fisica.

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